Il nome deriva da San Gaudenzio, eremita, che nel VI secolo visse in preghiera su queste montagne; in suo nome venne costruita un’Abbazia Benedettina e poi, come spesso nel Medioevo, intorno all’edificio religioso fiorirono le prime case. San Godenzo con la sua montagna era sotto il dominio dei Conti Guidi e vi rimase fino al 1344 quando venne ceduto alla Repubblica fiorentina. Diventava così parte del contado fiorentino che in quel momento si allargava con sempre nuove conquiste. Con l’avvento dei Lorena (1737) furono portate avanti delle riforme anche a protezione dei boschi e dell’agricoltura. Con il Regno Napoleonico (1801-1814) le migliorie subirono un freno. Alla caduta di Napoleone la Toscana passò agli Asburgo-Lorena e Leopoldo II portò a termine la strada forlivese iniziata in precedenza e fece costruire il “Muraglione”, per consentire il cambio dei cavalli al riparo dai venti che spazzano con violenza il Passo. In questo periodo ci fu un forte incremento della popolazione.
Nel 1944 San Godenzo con tutto il suo territorio si trovò lungo la famosa Linea Gotica e la maggior parte delle case del paese furono rase al suolo; nel 1945 iniziò la Ricostruzione e oggi il paese ha tra le sue attività economiche prevalenti l’artigianato del legno, del ferro battuto e della pietra e del turismo.
L'Abbazia Benedettina di San Gaudenzio
Il cuore del paese è costituito dalla sua splendida Abbazia, uno dei più importanti esempi di architettura romanica in Toscana. Costruita nel 1028 per volere del vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro, l'Abbazia di San Gaudenzio venne consacrata nel 1070 dal vescovo Trasmondo. L’8 giugno del 1302 nell’Abbazia si tenne il convegno degli esuli fiorentini Ghibellini e dei Guelfi Bianchi, tra cui Dante Alighieri. Oggi la chiesa si trova sotto il Vescovo di Fiesole.
All’esterno la facciata in pietra è preceduta da uno scalone. L’interno è vasto e solenne: a tre navate con pilastri quadrangolari, presbiterio sopraelevato e cripta. Molte e preziose le opere: la scultura lignea di San Sebastiano di Baccio da Montelupo, un polittico di Bernardo Daddi del 1333, una Vergine annunziata della scuola di Andrea del Sarto (secolo XVI). Nel Novecento l’Abbazia si è arricchita del grande mosaico dantesco nella calotta dell’abside, l’organo a canne, il fonte battesimale, il campanile.
Nelle vicinanze:
- Pieve di San Babila a San Bavello
Menzionata nel 1073, la leggenda narra che la chiesa sia stata edificata dalla Contessa Matilde. Durante il restauro nel 1898, nel togliere l'intonaco, rifiorirono frammenti di affreschi. L’ultimo restauro risale al 1920 ad opera dell’arch. Cerpi. La Pieve è visitabile previo contatto telefonico (Don Bruno 333 4071968) - San Martino a Castagno D'Andrea
L’antica chiesa si trovava sotto il luogo detto “San Martino” e nel 1840 fu trasferita nel luogo attuale; dopo i danni della Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita nel 1947. Nel 1957, in occasione del cinquecentenario dalla morte dell'artista Andrea del Castagno, il pittore Pietro Annigoni realizzò gli affreschi per l’altar maggiore (Crocifisso, Madonna e San Giovanni, 1957-1968). Nell'occasione il paese venne denominato “Castagno d’Andrea”. - San Niccolò a Casale
In un documento del 1028 viene ricordata la località di “Casale” ma non la chiesa che deve essere stata costruita pochi anni dopo sui ruderi di un castelletto del conte Guido da Battifolle. La chiesa ha una semplice facciata a capanna e un’unica navata absidata. Nelle sue pietre di arenaria a filaretto rende esplicita ed evidente la caratteristica romanica. Nell’interno sono conservati alcuni oggetti sacri di prestigio artistico. La Pieve è visitabile previo contatto telefonico (Don Bruno 333 4071968)
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