La storia racconta che il console Flaminio, nel 187 a.C., dopo aver sconfitto i Liguri insediati sull’Appennino toscoemiliano, fece costruire dalle sue legioni una strada da Bologna ad Arezzo. Questa strada era scomparsa a causa dell’incuria e dello scorrere del tempo, conservandosi solo dove la millenaria sedimentazione l’aveva coperta. In seguito all’intuizione di due appassionati come Cesare Agostini e Franco Santi, nel 1979 venne rinvenuto il primo tratto del tracciato.
Da allora sono stati portati alla luce varie parti di pavimentazione, per una lunghezza complessiva di 11 km. I singoli siti archeologici sono visitabili partendo da punti di partenza diversi o percorrendo interamente il crinale (itinerario di circa 6 ore, soste escluse). Per visitare alcuni dei tratti meglio conservati, si consiglia di partire dal Passo della Futa.
Il tratto che descriviamo fa parte di un percorso carico di storia che congiunge Bologna a Firenze denominato Via degli Dei a causa di toponimi che si incontrano sul cammino legati a Dei dell’antica Grecia come Adone, Venere, Giunone, Lua (dea romana dell'espiazione). Info: www.viadeglidei.it
- Il percorso: Dal Passo della Futa al Passeggere
- Tempo di percorrenza: 3,30 ore
- Dislivello: 300 m in salita e 200 m in discesa
- Sentieri utilizzati: 019, VD (Via degli Dei), SOFT 11.
- Difficoltà: Percorso non impegnativo, percorribile anche in MTB.
Dal Passo della Futa si prende la strada per Bruscoli e per l’autostrada, si oltrepassa il cimitero di guerra tedesco ed esattamente di fronte all’ingresso del camping “La Futa” si segue la marcata pista che si inoltra nella faggeta.
In costante salita, tra fitti rimboschimenti di abete di Douglas, si arriva alla pista che sale da Campo all’Orzino.
Deviare a destra, in netta salita e, a più riprese, si incontrano degli scavi che evidenziano il selciato di un’antica strada romana, la cosiddetta “Flaminia Militaris”, in un ambiente molto suggestivo.
Un’ulteriore ripida salita, sempre nella fitta faggeta, senza degli evidenti riferimenti (attenzione ai segni!), riporta sul crinale fino a un grosso bivio; scendere a sinistra fino ai bei prati che sovrastano il colle del Passeggere prima, ed il valico stesso poi, lasciando sulla destra un laghetto artificiale.
Dal Passo della Futa si imbocca un ampio sentiero sterrato (n. 52 del CAI) in discesa diretto verso ovest. Si percorre questo sentiero per circa 15 minuti. Giunti ad un quadrivio si devia sulla destra per un’ampia strada sterrata. Dopo circa 15 minuti un cartello invita a prendere un sentiero in forte discesa che si dovrà seguire per circa 10 minuti. Si giunge così ai tre resti meglio conservati del basolato romano.
Si può proseguire seguendo un sentiero che inizia a sinistra poco oltre il basolato e che scende in discesa tra una fitta boscaglia di conifere.
Dopo 15 minuti si arriva nell’area recintata del Camping di Monte di Fò e alla strada regionale 65. Nel sito www.flaminiamilitare.it Agostini e Santi - i due scopritori della strada romana – raccontano l’entusiasmante avventura archeologica che nel corso di vent’anni ha permesso di portare alla luce la Flaminia Militare.
Alcuni brevi cenni storici
Quando, nel 187 a.C., due anni dopo la fondazione di Bononia, il Console C. Flaminio venne inviato dal Senato di Roma a debellare le tribù dei Liguri Apuani e Mugelli che occupavano anche l’Appennino Tosco-Emiliano per penetrare nel loro territorio aspro e montagnoso utilizzò, probabilmente, la pista etrusca transappenninica che da Bononia arrivava a Fiesole ed oltre. Tito Livio racconta nel XXXIX Libro della “Storia di Roma” che le legioni del Console Caio Flaminio, dopo aver sconfitto i Liguri Apuani, costruirono una strada da Bologna ad Arezzo. Questa strada segue esattamente il crinale spartiacque tra Savena e Setta: superato il passo della Futa scende dolcemente fino al Mugello.
È questo il tracciato più breve ed agevole per un collegamento a piedi tra Bologna e Fiesole e non presenta dislivelli rilevanti in quanto queste due dorsali salgono al Passo della Futa con leggera e progressiva pendenza. E proprio percorrendo le creste di queste dorsali, Etruschi prima, Romani poi e, successivamente, i viandanti del Medioevo hanno valicato agevolmente l’Appennino. L’imponenza dei manufatti, la tecnica, la solidità costruttiva e la loro continuità hanno convinto gli scopritori che la sua edificazione sia da attribuirsi ai legionari di C. Flaminio. I tratti di basolato romano sono larghi 240 cm corrispondenti a otto piedi romani. Quindi è stata rispettata la larghezza minima delle strade stabilita dalle XII tavole fin dal 450 a.C.. La strada era stata pavimentata solo in quei luoghi ove il fondo naturale non dava garanzie di solidità, soprattutto in caso di pioggie.
(tratto da “In trekking da Bologna a Firenze per gli antichi sentieri de La via degli Dei” testi di Domenico Manaresi e dalla guida “La via degli Dei” - Tamari Montagna Edizioni).
Le Vie Romee: la Via Bolognese
Nel Duecento Firenze catturò l’asse principale delle comunicazioni con la Padania imponendo come percorso transappenninico una delle strade che la collegavano con Bologna. Si trattava di una via che originariamente serviva per raggiungere l’alta valle del Santerno e che solo in seguito venne prolungata sino a Bologna. Oltre San Piero a Sieve, la strada transitava per le pievi di Sant’Agata e di Cornacchiaia, utilizzando il valico mugellano detto dell’Osteria Bruciata, in seguito sostituito dal passo del Giogo.
Il nuovo collegamento, che percorre in buona parte quella viabilità già percorsa dai romani (vedi la Flaminia Militare a pag. 27), diventerà il grande collettore dei transiti tra l’Italia settentrionale e quella centrale, sempre più usata dai mercanti, dai viaggiatori e, in particolare, dai pellegrini che si recavano a Roma. Questi ultimi, specie coloro che giungevano in Italia provenendo dai paesi dell’Europa centrale, attraversate le Alpi e giunti nella pianura padana, si immettevano nella via Emilia, procedendo sino a Bologna, dove prendevano la strada per Firenze. Utilizzando poi le vie che, a sud, servivano a raccordare la città sull’Arno alla Francigena (la strada Senese e la via Romana) i pellegrini romei si ricollegavano, rispettivamente a Siena e a Poggibonsi, all’antico percorso per Roma.
Ma la via che univa Firenze a Bologna costituirà anche il percorso non di rado usato da quei pellegrini fiorentini che intendevano recarsi alle altre due mete delle peregrinationes maiores: Santiago de Compostela e Gerusalemme. In alcune delle memorie di pellegrini jacobei che si muovevano da Firenze all’inizio del lungo cammino viene infatti descritto l’itinerario transappenninico che conduceva a Bologna, da dove poi, mediante la via Emilia, si raggiungeva Borgo San Donnino, onde immettersi nel tracciato della Via Francigena. Ed egualmente chi si recava in Terrasanta transitava anch’esso per Bologna, allo scopo di raggiungere Venezia, città divenuta dal Trecento il normale punto d’imbarco per il pellegrinaggio a Gerusalemme.
L’itinerario si svolge prevalentemente su sentieri e stradine sterrate (55%) a fondo naturale e ghiaioso e su strade asfaltate secondarie (45%). Sono presenti tappe con dislivelli particolarmente impegnativi (Ceppeto - Monte Senario; Sant’Agata - Firenzuola; Firenzuola-Covigliaio). Il percorso si svolge tra paesaggi di grande bellezza, con boschi di latifoglie autoctone e di conifere impiantate ad inizio del secolo scorso.
L’itinerario alterna tratti di tipo cicloturistico su stradine asfaltate e a fondo ghiaioso, con tratti per cicloturisti di medie capacità con fondo poco sconnesso e poco irregolare (classe MC). Ad eccezione del tratto compreso tra Passeggeri e Covigliaio, il tracciato è di solito ben visibile ed identificabile.
Info sul sito www.vieromee.it e sulla guida “Vie Romee: gli itinerari dei pellegrini nel Contado Fiorentino” a cura di Renato Stopani Edizioni Le Lettere (progetto Ente Cassa di Risparmio di Firenze).