TECNICA
La salita è molto impegnativa pur non essendo fra le più lunghe (10,7 chilometri). Il dislivello piuttosto elevato (624 metri), la pendenza media significativa (5,8), l’impossibilità di “tirare il fiato” e la presenza di alcuni tratti con pendenze superiori al 10%, fanno della Sambuca un passo da affrontare col massimo rispetto e con una buona condizione atletica. Il rapporto consigliato è il 39/25 anche se il 39/23 potrebbe essere sufficiente ai più allenati. Il traffico è scarso e l’asfalto è in discrete condizioni. La salita è scarsamente ombreggiata e non raramente battuta da vento contrario.
Non vi sono fontane dopo il primo chilometro. I tempi medi di salita per un cicloamatore oscillano fra i 45 e i 55 minuti e quelli di un escursionista fra 1h05’ e 1h15’.
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Il Passo della Sambuca è forse il “principe” dei passi mugellani. Senza sminuire gli altri valichi, un conquistatore di vette appenniniche deve aver scalato almeno una volta il Passo della Sambuca salendo dal versante di Palazzuolo sul Senio. E’ il passo stradale più alto fra i dieci proposti (1.061 metri), è quello, insieme al Passo del Giogo, con la pendenza media maggiore (5,8%), ma soprattutto è certamente quello più spettacolare e suggestivo.
Si parte dallo splendido borgo di Palazzuolo sul Senio. Superato il ponte sul fiume omonimo, per circa un chilometro la strada è pianeggiante e vi sono un paio di fonti alle quali rifornirsi. Arrivati alla frazione di Quadalto la strada inizia a salire leggermente, ma è dal Santuario della Madonna delle Nevi (km. 1,6) che la salita vera ha avvio. Sono nove chilometri nei quali non troveremo tratti di pianura, con un dislivello di oltre 600 metri. Inizialmente la strada procede quasi rettilinea con pendenze costanti.
Al chilometro 3,7 inizia una serie di tornanti ed uno dei tratti più impegnativi dell’ascesa, con pendenze anche superiori al 10%. A circa metà salita (km 5,7, Maestà delle valli, 749 mslm) lo scenario si apre su una vista magnifica delle valli del Fosso dell’Aghezzola e del Fosso di Lozzole. Ma le pendenze non cambiano molto e l’impegno richiesto è notevole. Riprendono quindi i tornanti e a tratti si pedala sotto impressionanti costoni di roccia fino a giungere (km 9,8) ad un passaggio fra la montagna e uno spuntone di roccia con una grande croce, da cui si gode una fantastica vista su questa parte dell’Appennino e verso la Romagna.